(s.f. ) distilleria.
In un posto un po’ isolato (se non si ha il permesso e per ovvi motivi) o in un apposito locale se si hanno i permessi della finanza, si monta un focolaio (fournéta o eitsoudieřa) fatta di mattoni, con un’apertura superiore per una marmitta (pinhota) collegata ad un camino (fournèl) per il fumo. È munita di una piccola porticina per introdurre la legna all’inizio e per regolare il tiraggio, e di conseguenza il calore della caldaia (ovviamente tutto questo è già installato per gli alambicchi regolari). Sulla pinhota si innesta l’alambicco (alambic) e sopra di esso si innesta la calotta (pipa) con il serpentino (serpentin), quest’ultimo viene immerso nell’acqua fredda contenuta in un grosso mastello (dzèrla); l’acqua corrente entra dal basso e esce dall’alto. L’alambic e l’innesto del serpentino si sigillano con argilla (tèra grasa). Col fuoco si fa scaldare la pinhota piena di vinacce, a volte allungate con vino o acqua ed allora inizia a brontolare (barboutê) come una pentola di fagioli. La rapa viene precedentemente tolta dal torchio, pressata in tinozze (benata o dzèrla) e coperta da uno strato del deposito (dzoutò o maouda) del tino, per essere conservata fino al momento della distillazione che avviene tra dicembre e gennaio. La vinaccia quindi viene innaffiata di vino di scarto. Il vapore prodotto passa nel serpentino, si condensa ed esce goccia a goccia (le gràouneus) e canta quando cade nel bicchiere (lhe tsante bein), viene raccolta la parte centrale della grappa scartando il primo bicchiere (alcool metilico) e la parte finale che viene giù torbida e con poca gradazione (flema) dal lambic. Tutto funziona bene se il fuoco è ben regolato. Per ogni lambiccata la dose di vinaccia è di 2 o 3 fustini di rapa ben disfatta e 20 o 30 litri di vino (a secondo della disponibilità) o anche un po’ d’acqua. La resa finale è in genere di circa 3 o 4 bottiglioni di grappa, che è compresa fra circa 30 e 60 gradi con una media finale di circa 50 gradi. Finito di distillare le vinacce vengono messe a seccare e poi date come mangime ai maiali e si ripuliscono tutti gli attrezzi con molta cura, si lasciano asciugare e si rimettono nella cassa (catseta). Con l’alambicco alimentato a gas c’è la stessa trafila di operazioni con un fuoco ben regolato ed una resa migliore, tempo di lavoro più breve e il tutto è molto più pulito (anche se il risultato non è lo stesso).