(s.f.) focaccia.
Le foùiàseùs si preparavano in casa per la festa patronale (22 gennaio) e per l’ottava (la domenica sucessiva), a volte anche per le feste delle borgateoggi si trovano sempre dal panettiere.
Ecco la vecchia ricetta di nonna Emilia: ½ chilo di farina bianca, ½ chilo di pasta già lievitata in panetteria (quella per i micconi), 2 o 3 uova sbattute bene, 200 grammi di burro appena fuso, 300 grammi di zucchero, latte tiepido per fare la pasta morbida, 2 pizzichi di sale, poco lievito per dolci in polvere. Impastare tutto assieme e molto a lungo, sistemare il pastone avvolto in una tovaglia, in una pentola coperta e portarla dal fornaio che penserà alla rifinitura e cottura. Quando c’erano i forni nelle borgate, ognuno se le preparava. La focaccia, a forma tonda, veniva stesa con il mattarello e portata allo spessore di un dito. Si pizzica tutto intorno e il bordo si segna per tutto il giro con una ditata; dal centro si taglia a stella fin quasi al bordo e si fanno altri tagli più corti (ben pizzicati nei punti giusti). Messa nel forno, a cottura finita, si passava davanti alla fiamma un po’ inclinata per far caramellare lo zucchero. Si mangiava ancora dopo molto tempo anche se veniva un po’ dura.