(s. m.) spadonaro.
spàdoùnèiře gli spadonari
La loro presenza si perde nella notte dei tempi, sono quattro di cui uno funge da coordinatore sia nelle prove che nelle esibizione (le soùrtoueùs). Danzano tre volte all’anno per le feste religiose: a sèin viseùn (22 gennaio), all’ottava (domenica dopo) e a notra dòna dou roùzaře (7 ottobre). In casi eccezionali partecipano a raduni folcloristici, a manifestazioni anche fuori del paese.
Il costume si compone da: lou tsàpèl il cappello con fiori finti, nastri, ecc., annodato sotto in mento con un nastro; nastri colorati scendono dal cappello sul dorso (li bindèl); lou courpeut corpetto senza maniche ricco di ricami e di bordure; lou foùdaleùt grembiletto con molti ricami e coperto per metà dal coùrpeùt; tsémìza blèintsa, e cravàta roùdzò , gan blan e pàntaloùn blòi , tsoùsìe nêř camicia bianca, cravatta nera, guanti bianchi, pantaloni neri e scarpe nere.
Usano un lungo spadone (lou sàbro) diritto, con impugnatura molto alta e un traversino semplice e lineare, lungo circa 1,2 metri. Costume e sabro sono personali e spesso si tramandano in famiglia.
Quattro marce accompagnano sempre l’esibizione degli spadonari da molti decenni uguale: nourmâl marcia per accompagnare le priore in chiesa; basoulèin marcia per accompagnare le autorità verso la chiesa e viceversa (spesso con le quattro priore); stecâ marcia con le altre due alternate sia per le autorità che per le priore; venousèitsa per aprire il corteo tra la follae inizia il rientro di autorità e priore., è detta anche èivrî o ivrî per il varco aperto tra la folla; Le danze degli spadonari sono sempre quattro (li bal); lou salut il saluto che da inizio alle danze; la carâ una figura in quadrato dei danzatori; lou coř an din o la crouèizâ il cuore in dentro; lou côř an fořa o la man cuore in fuori (queste due ultime comportano il lancio in alto e l’uno verso l’altro delle spade); la pouèizâ è l’inchino molto in basso con il sàbro in mano .